sabato 30 maggio 2015

Libro: smart connected planet earth” [SCPE] "Società automatizzata" - Il prossimo stadio dell’evoluzione della civiltà umana - Genere fantascienza/documentario

"Società automatizzata" 
Il prossimo stadio dell’evoluzione della civiltà umana
Genere fantascienza-documentario


Parte 1
Descrizione dettagliata della Società automatizzata
Parte 2 - Documentario
I processi in atto che potranno determinare una Società automatizzata

Prologo

Lo “smart connected planet earth” [SCPE]

Nell’anno 2045 furono completati i lavori per la realizzazione dell’SCPE, il più grande progetto futuristico che il genere umano avesse mai immaginato. Nato dalla collaborazione di tutti i popoli, sull’onda della sharing economy e del paradigma open source, nonostante grandi difficoltà iniziali dovute alle differenze culturali, il progetto SCPE aveva catturato l’attenzione di tutti in breve tempo e una volta riconosciuti i grandi benefici per tutti, si era giunti ad un accordo internazionale e alla elaborazione condivisa del progetto. La proposta era nata quasi per gioco da un gruppo di persone altruiste di etnie differenti che si erano conosciute sui social network. Avevano avuto un’idea geniale basata sull’utilizzo integrato di tecnologie emergenti come la robotica avanzata, l’intelligenza artificiale, i computer quantistici, le reti di grid computing internazionali, le nano-biotecnologie, il cloud computing, l’internet of things, i social network, i big data per risolvere i grandi problemi sociali e ambientali che affliggevano l’umanità all’epoca. La parte più geniale era però di aver unito questi processi tecnologici a fenomeni sociali ed economici come la sharing economy, l’open source e il reddito di cittadinanza.
In breve tempo avevano costituito una comunità virtuale che si allargava ogni giorno e trovava consenso in sempre più ampie fasce della popolazione mondiale.

Gradualmente e in pochi anni si erano ridisegnati i processi economici che caratterizzavano quel periodo così drammaticamente immerso in una profonda crisi economica, sociale, culturale, ecologica che sembrava dovesse portare la civiltà umana in un baratro di recessione economica e di arretratezza, quasi a scardinare il progresso raggiunto, le conquiste sociali, culturali, giuridiche, tanto da trascinarci verso un’involuzione umana e un nuovo medioevo.

I paradigmi della sharing economy e dell’open source avevano aperto le menti di tutti, e fatto scattare la scintilla della genialità umana, che aveva invertito quella imminente, grave fase di decadimento economico e sociale in atto in tutto il mondo. L’idea di condividere e collaborare sul piano internazionale grazie alla facilitazione degli  strumenti tecnologici disponibili, come i software di traduzione istantanea, i social network, l’internet of things, l’intelligenza artificiale, i big data, ll cloud computing, le nano-biotecnologie, i computer quantistici, ecc., in ottica open source, attraverso la OICP “open international collaborative platform” (piattaforma internazionale collaborativa aperta), un software che connetteva i computer di tutti quelli che man mano decidevano di partecipare al progetto, basato su un sistema di social-grid computing in modalità open source.

Oltre a persone comuni, anche molte aziende private non profit ed enti non profit iniziarono ad unirsi al progetto fino a coinvolgere istituzioni pubbliche, enti pubblici sovranazionali che diedero un forte sostegno soprattutto per combattere alcuni atti di cyber terrorismo tesi ad impedirne la sua evoluzione, e che ad un certo punto di sviluppo del progetto nel mondo avviarono dei concordati internazionali per rendere giuridicamente valido il progetto, adeguando le politiche interne ed estere.

A quel punto la OICP venne integrata gradualmente anche a una infrastruttura di supercomputer più potenti del mondo, ai computer quantistici e ad un complesso sistema di chip neuroformici che operavano similmente al cervello umano gestendo le varie unità di elaborazione della OICP.
La piattaforma era stata integrata ad una rete globale di sensori nell’ambito delle variegate infrastrutture dell’Internet of things e dall’analisi istante per istante dei big data provenienti da ogni parte del mondo, da segnalazioni di problemi dei partecipanti alla piattaforma, da laboratori di ricerca scientifica, dai robot mobili che operavano in ogni parte del mondo, dai motori di ricerca su internet, dai social network, dai dati ambientali per il monitoraggio di materie prime, dell’inquinamento ambientale, ecc., riusciva a trovare soluzioni a qualsiasi problema di ordine sociale, economico, ambientale, scientifico, medico, ecc., che sorgesse. I partecipanti al progetto iscritti alla piattaforma potevano inserire il loro codice in fase beta per migliorarne le caratteristiche. Il nuovo codice veniva analizzato dagli altri iscritti e se valido, conforme ai protocolli internazionali di sicurezza veniva inserito nel sistema.

Dopo qualche mese la piattaforma iniziò ad essere utilizzata anche per la gestione di processi inerenti alla sharing economy, in modo da velocizzare e migliorare tutti i vari aspetti.
Venne avviato un progetto di condivisione internazionale di una rete di stampanti 3D-4D e integrata nella piattaforma oltre ad un sistema di “elaborazione olografica multisensoriale” tramite lenti per la realtà virtuale/aumentata connessi ad un vestito munito di sensori che fornivano input sensoriali al soggetto relativi all’oggetto virtuale. Questo consentiva di evitare consumi di materie prime per creare e testare nuovi prodotti.

La digitalizzazione e la realtà virtuale unite alla sharing economy e alla rete di stampanti 3D-4D che consentivano di produrre beni solo quando si inviava l’ordine, eliminando il problema dell’obsolescenza programmata, ridussero enormemente l’impronta ecologica, determinando una condizione di abbondanza di risorse mai vista prima di allora, che fece scendere i costi di produzione a livelli molto bassi, permettendo a chiunque di accedervi. anche con un reddito molto basso come il cosiddetto reddito di cittadinanza che veniva erogato dal governo per il solo fatto di esistere, come diritto inalienabile universale.

I costi delle materie prime scesero molto anche per via dei molti gruppi di acquisto solidali sorti in tutto il mondo e uniti in una rete internazionale che collaborò al progetto insieme ad una rete di imprese non profit che fornivano risorse a costi molto contenuti per sostenere tale progetto di interesse sociale.

Il progetto fu inizialmente finanziato attraverso una campagna di crowdfunding su internet. Successivamente anche i Governi e gli enti sovranazionali fornirono il loro contributo sia economico che gestionale. Chi partecipava al miglioramento del codice della piattaforma riceveva un compenso, ma in seguito tale pratica fu abbandonata per via degli enormi vantaggi che derivavano dall’utilizzo della piattaforma e dal paradigma della collaborative economy.

Ad un certo punto di sviluppo del progetto si comprese l’importanza dell’automazione, di quanto l’implementazione di tecnologie robotiche e di intelligenza artificiale, e il loro massimo sviluppo per la gestione del sistema economico in ottica di sharing economy su scala mondiale, fosse palesemente necessaria per massimizzare tutti i già ampi benefici prodotti dalla sharing economy. La totale sostituzione delle persone con robot e software di intelligenza artificiale nello svolgimento del lavoro poteva permettere un ulteriore miglioramento dei processi di lavorazione, maggiore velocità, efficienza economica, benessere delle persone così liberate dal lavoro alienante e disumanizzante, dallo stress e dalle malattie derivanti dal lavoro.

Si diede avvio al monumentale progetto denominato SCPE ovvero “smart connected planet earth”. Si riunirono in una conferenza internazionale leader cittadini di tutto il mondo, politici, scienziati, ingegneri, intellettuali, ecc. per discutere della modalità di elaborazione del progetto.  Dopo mesi di studi e contrattazioni si decise di implementare nella piattaforma OICP progetti di rimodulazione strutturale e integrale dei processi economici a livello mondiale caratterizzati da una loro totale automatizzazione, integrando in modo sinergico tutte le tecnologie disponibili: internet, internet of things, domotica, intelligenza artificiale, digitalizzazione, cloud computing, robotica, nano-biotecnologie, realtà virtuale/aumentata, ecc..
Di conseguenza, al completamento dei lavori, in pochi mesi i costi delle materie prime e, quindi, di beni e servizi crollarono determinando uno stato di abbondanza impressionante. Ormai il denaro era utilizzato solo per determinare la misurazione delle risorse e dei consumi nell’ambito del calcolo economico, ma tale pratica venne in seguito sostituita da procedure di calcolo automatizzate [tramite algoritmi di intelligenza artificiale/internet of things/cloud computing/big data] delle risorse e dei consumi in funzione dell’impronta ecologica, e la distribuzione di beni e servizi, che avveniva tramite il reddito di cittadinanza, venne gestita senza imporre limiti di consumo e senza imporre un “prezzo” per richiedere la risorsa, in quanto la mentalità derivante dalla pratica della sharing economy aveva determinato un comportamento generale delle persone rispettoso, virtuoso e moderato, pertanto i consumi erano limitati al necessario, senza esagerare. Si era tuttavia inserito un algoritmo di analisi predittiva dei consumi globali, quindi dell’impronta ecologica, che determinava grazie all’utilizzo delle reti globali di infrastrutture capillari dell’internet of things/cloud computing, e l’analisi dei big data derivanti, una proiezione futura dei consumi aggregati rispetto alle risorse disponibili in base alle abitudini di consumo di tutti nel mondo. L’algoritmo era impostato in modo tale che se tale proiezione avesse previsto un potenziale consumo futuro eccessivo delle risorse mondiali l’OICP avrebbe innescato processi sistemici autoregolanti di riequilibrio tramite lo sviluppo di nano-biotecnologie e la modificazione di determinati materiali, ed eventualmente, in caso di necessità, avrebbe ridotto con un aggiustamento minimo, pressocchè impercettibile, a tutti l’accesso a determinate risorse critiche in fase di potenziale futuro esaurimento, in modo da riportare il livello della proiezione futura dell’impronta ecologica ad uno stato di normalità, evitando problemi futuri e assicurando sempre abbondanza di risorse, a meno di problematiche di differente natura che non fosse possibile prevedere, rilevare e risolvere per tempo dall’intelligenza artificiale.

[nuovi capitoli verranno inseriti in futuro]